venerdì 10 febbraio 2012

Lettera di un avvocato

Al Sig. Presidente dell'OUA - Roma
Al Sig.Presidente del CNF – Roma
Al Signor Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catania
Carissimi Presidenti,
Mi chiamo Goffredo D'Antona classe 1963, faccio l’avvocato penalista a Catania.
Qualche giorno fa, sulla spinta della rabbia e della delusione suscitate dalla lettura delle nuove norme del decreto liberalizzazioni riguardanti le professioni, ho scritto una lettera aperta al Ministro della Giustizia, nella quale ho voluto esprimere quella rabbia e la stanchezza per il definitivo svilimento subito dalla professione di avvocato.
Sappiamo tutti che i provvedimenti legislativi approvati negli ultimi anni hanno avuto un unico filo conduttore: costruire una giustizia per ricchi, sminuire il ruolo dell'avvocato; tutto ciò a compressione dei diritti dei cittadini, quei diritti sanciti nella Costituzione, che sembra ogni giorno di più dimenticata.
Sino all'ultima “riforma” varata dal governo Monti; provvedimento che, a mio avviso, riduce quella che è una figura fondamentale delle nostra Democrazia, avente, spesso lo si dimentica, rango costituzionale – quella dell'avvocato -, alla stregua di un “ bottegaio” ( nel senso astratto del termine)..
Nella mia lettera ho raccontato la mia esperienza, comune a tanti colleghi, dicendo una cosa che a me sembrava ovvia – ma che ai più, forse, non lo è -, e cioè che per diventare avvocato ho studiato e mi sono impegnato tanto, facendo molti sacrifici. Ho voluto raccontare la mia storia di professionista. Ho voluto raccontare dell'impegno profuso nella professione, dei sacrifici che continuo a fare, spesso a discapito della mia famiglia; ma anche delle soddisfazioni che questa professione regala. Al ministro della Giustizia ho scritto che io ci credo ancora, forte degli insegnamenti di Calamandrei; credo che l'avvocato sia e debba restare una sentinella della Costituzione. Così come in fondo stabilisce quel giuramento che compiamo nel giorno in cui mettiamo la prima volta la toga.
Ho inviato la lettera al Ministro della Giustizia, certo che non avrei avuto risposta. Come infatti non ho avuto.
Questa lettera poi ha cominciato a circolare, tra avvocati e no. Inaspettatamente sono stato contatto da avvocati da tutta Italia, di tutte le età, che mi hanno detto che si sono ritrovati in quella lettera. In quei sacrifici, in quello senso di essere un componente della Giustizia.
Confesso che mi sono una punta vergognato, in quanto ho parlato anche dei miei sacrifici di padre, non pensando agli immani sacrifici che le donne, le mamme affrontato ogni giorno facendo questo mestiere.
Ho compreso anche una cosa.
Che noi avvocati siamo stanchi di vedere le nostre toghe sporcate da avvocati lestofanti contro i quali si è fatto troppo poco. E che offuscano loro la nostra immagine, ma sopratutto la nostra funzione.
Ho compreso anche un'altra cosa.
Che noi avvocati siamo stanchi di esercitare la nostra funzione Costituzionale in condizioni silenti di grandi sacrifici e di essere additati dal politico di turno, come i responsabili della crisi della giustizia e addirittura della crisi economica, di “ questo benedetto assurdo bel paese”.
Per tali ragioni mi rivolgo a Voi, portandoVi questo piccolo patrimonio di consenso che inconsapevolmente la mia lettera ha ricevuto. A questo punto, tocca a Voi.
Tocca agli Organismi che ci rappresentano a livello nazionale farsi portatori di una protesta incisiva, dura, capace di arrivare a chi deve decidere e di sensibilizzare l'opinione pubblica. Perdonatemi, non certo una protesta come quella organizzata in occasione della legge sulla mediazione – protesta debolissima, oltre che inutile e tardiva, visto che la legge era già entrata in vigore! .
In Parlamento si sta discutendo della conversione in legge del decreto. Questo è il momento di fare sentire la nostra voce, attraverso il dialogo con le forze politiche – come si sta già facendo- , ma anche organizzando iniziative “forti”, che non si limitino ad un paio di giorni di astensione dalle udienze.
Iniziative anche estreme.
E non per difendere i nostri “ privilegi “ ( che a quasi 50 anni devo dire non so bene quali siano, se non fare il lavoro più bello del mondo), ma per difendere quella Carta Costituzionale scritta qualche anno fa anche da un nostro collega, Autore di un libro che dovrebbe essere materia di esame per diventare avvocato.
L'occasione è imperdibile; anche perché è forse l ultima per dare dignità e decoro alle nostre toghe. Quelle toghe che ci hanno regalato i nostri Mastri e che noi regaliamo ai nostri Allievi. Quelle toghe che dovremmo donare ai nostri Allievi.
Mi aspetto – ci aspettiamo – molto di più.
In difesa della Professione. In difesa della Giustizia. In difesa della Costituzione.
Un Caro saluto.
Catania 10 febbraio 2012.
Goffredo D’Antona

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